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Povertà narrativa e adolescenza

2025-08-12 16:16

Gino Aldi

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Povertà narrativa e adolescenza

Un accenno alle difficoltà riflessive degli adolescenti per cui ricorrono al pensiero algoritmico e procedurale

Diverse problematiche adolescenziali, differenti per sintomatologia e complessità clinica, sono caratterizzate da una identica difficoltà a percepirsi come un Io agente e come un Io narrativo. Gli adolescenti faticano a pensare, a raccontarsi e ad agire. Per vivere in modo ottimale ciascuna di queste capacità si rende necessario attingere al proprio sapere esperienziale, alla propria memoria autobiografica. Drammaticamente viene a galla che tale memoria è povera ed è sostituita da un senso di vuoto e da un senso di diffusione dell’identità.

L'incapacità di recuperare ricordi che hanno assunto un significato personale compromette diversi compiti evolutivi tipici di questa età. Il senso di padronanza diventa fragile perché vi è difficoltà ad attingere ad una esperienza sedimentata per risolvere problemi nuovi e complessi. Ne deriva un senso di inefficacia e di insicurezza che porta spesso alla rinuncia e a difficoltà di coping. Di fronte a un problema non codificato, che non può essere risolto con un algoritmo appreso in modo meccanico e automatico ma comporta la costruzione ex novo di una soluzione, si assiste ad una paralisi del pensiero, al timore di sbagliare e allo sviluppo di strategie di evitamento.

L’adolescente predilige l’algoritmo, la codificazione delle procedure, spesso apprese utilizzando la memoria procedurale, per risolvere problemi. La memoria procedurale è una forma di memoria a lungo termine che riguarda l'acquisizione, la conservazione e l'automatizzazione di abilità motorie, competenze pratiche e procedure apprese attraverso la ripetizione e la pratica. Essa svolge un ruolo fondamentale nella risoluzione dei problemi, soprattutto quando questi richiedono l'applicazione di abilità o procedure già apprese. Quando affrontiamo problemi simili a quelli già gestiti in passato, utilizziamo strategie e passaggi risolutivi appresi in precedenza ricorrendo in modo automatico ad un procedimento consolidato. Oltre al risparmio di risorse cognitivo questa modalità garantisce sicurezza e sensazione di autoefficacia. Ecco perché è particolarmente gradita da chiunque voglia sentirsi sicuro: basta seguire la procedura e si evita la responsabilità di prendere decisioni personali. Il problema è che questo tipo di memoria è adatta a risolvere problemi pratici e concreti ma si rivela inefficacie per gestire relazioni interpersonali.

Quando incontriamo un problema relazionale si deve attingere ad una memoria non procedurale ma autobiografica per trovare la risposta che si ritiene migliore per sé e per gli altri. I problemi emotivi e relazionali non sono riducibili a codici di comportamento automatizzato ma richiedono l’accesso al proprio Sé per trovare le soluzioni più adatte. In questa circostanza vediamo emergere in molti giovani una seria inquietudine che rende difficile la costruzione di legami e la condivisione di esperienze emotive. Il ripiego e la rinuncia che ne conseguono contribuiscono ad accentuare la solitudine e le difficoltà di adattamento nella società.


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